Endometriosi, una nuova indicazione per eseguire la fecondazione in vitro?
L’endometriosi colpisce una donna su 10. I due sintomi principali sono il dolore e l’infertilità, che presentano al clinico un conflitto di interessi: da un lato, il trattamento del dolore si basa fondamentalmente sul blocco della funzione ovarica e, dall’altro, le donne che desiderano una gravidanza devono mantenere detta funzione. È quindi essenziale discutere le priorità della paziente.
Quali sono gli aspetti fondamentali?
Ci sono quattro aspetti fondamentali da considerare nell’approccio terapeutico di queste pazienti:
Una buona anamnesi e un approfondito studio ecografico ci permettono di fare una diagnosi affidabile.Dobbiamo considerare che il 40% delle donne infertili ha endometriosi, e non dobbiamo sottovalutarne la prevalenza.
La sua presenza nella pelvi ha un effetto tossico in vivo, sia a livello degli ovociti che a livello embrionale a causa dei mediatori infiammatori presenti nella cavità.
L’applicazione della fecondazione in vitro (FIV) ci consente che sia gli ovociti che lo sperma e gli embrioni non siano esposti a questi fattori che promuovono la tossicità (1). Infatti, secondo vari studi, ci sono prove che la qualità degli ovociti ottenuti attraverso la fecondazione in vitro nelle donne con endometriosi non è alterata.
Pertanto, lo studio Juneau (2) su un totale di 305 pazienti con endometriosi sottoposti a fecondazione in vitro con studio genetico preimpianto su un totale di 18800 blastocisti, non ha riscontrato differenze nel tasso di aneuploidia rispetto al gruppo di controllo di donne di età simile senza endometriosi.
La presenza della malattia ha un effetto deleterio sull’endometrio, generando uno stato iperestrogenico e resistenza al progesterone che altera il normale sviluppo dell’endometrio, con un impatto negativo sull’impianto. Tuttavia, questo effetto può essere superato anche dal trasferimento differito, una strategia nota come freeze all.
Pertanto, il gruppo Bourdon (3), confrontando i tassi di gravidanza in corso nei trasferimenti freschi e criotransfer nelle donne con endometriosi, ha osservato un aumento significativo grazie alla strategia di trasferimento differito, attraverso la quale la funzione ovarica viene bloccata, impedendo che gli alti livelli di estradiolo presenti nel liquido follicolare peggiorano l’ambiente infiammatorio nella pelvi con un impatto negativo a livello endometriale.
E infine la necessità o meno di un intervento chirurgico. Oggi si comprende che l’asportazione di lesioni in giovani donne con buona riserva ovarica, senza fattore tubarico e assenza di fattore maschile può attuare la possibilità di concepimento naturale per un periodo di 12-18 mesi, dopodiché se non c’è gravidanza si consiglia di ricorrere alla fecondazione in vitro. Si sconsiglia di eseguire cicli di stimolazione e successiva inseminazione, poiché peggiorano solo la malattia. Negli altri casi l’indicazione alla chirurgia viene presa in considerazione solo se vi è la presenza di idrosalpinge o la presenza di endometriomi molto grandi che impediscono il recupero degli ovociti. Diversamente, l’intervento chirurgico è sconsigliato in presenza di endometriomi ovarici, poiché contribuisce solo a ridurre la riserva ovarica e questo effetto può essere anche più dannoso della malattia stessa.
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Bibliografía
1.De Ziegler D, Pirtea P, Pharm MP, Carbonel E, Ayoubi JM. Toxic pelvic cavity in endometriosis, a new frontier for medical therapies. Fertil Steril 2018;110: 644-645.
2.Juneau C, Kraus E, Werner M, Franasiak J, Morin S, Patounakis G. Patients with endometriosis have aneuploidy rates equivalent to their age matched peers in the in vitro fertilization population. Fertil Steril 2017;108:284-288.
3.Bourdon m, Santulli P, Maignien C, Gayet V, Pocate-Chenel K, Marcellin L, Chapron C. The deferred embryo transfer strategy improves cumulative pregnancy rates in endometriosis-related infertility: a retrospective matched cohort study.PLos ONE 13(4):e0194800.